Quando, per la pausa pranzo fra una pista e l’altra, si entra in un rifugio caldo, che oltre a una buona cucina offre anche una vista mozzafiato sulle dolomiti, la ripartenza pomeridiana può diventare difficile.
In Veneto esistono alcune baite posizionate a 2000 metri di quota: paradisi culinari dove l’atmosfera frizzante, accogliente e tipicamente alpina, compromette, in modo positivo, il desiderio di ritornare sulle piste.
Questi luoghi, nella loro unicità, hanno tutti un dettaglio in comune: le loro terrazze o solarium sono davvero una tentazione continua all’indulgere nel riposo.
Se, anche solo per un giorno, decidete di assecondare questo desiderio, vi suggeriamo cinque rifugi in Veneto dove trascorre qualche ora in più prima di ricominciate a tuffarvi sulla neve.
Baita Dies Bis
A Pies Falcade, a 2200 metri di alta quota, circondata dalle piste della Skiarea Passo San Pellegrino-Falcade, la Baita Dies Bis, è il luogo ideale per una pausa ristoratrice fra le discese mattutine e quelle pomeridiane. Una location accogliente sulle cui vetrate riflettono maestose le dolomiti del Veneto. Aperta dalle 8 di mattina fino alle 17 (domenica-giovedi) e fino alle 23 di sera, il venerdì e il sabato, la baita propone una cucina prettamente locale. In base all’appetito individuale, le scelte dei piatti vanno dagli antipasti, fra cui un tagliere di salumi accompagna da una d’ondata di formaggi, da dividere fra amici, oppure come primo, canederli in brodo o pappardelle al cinghiale per poi passare a una classica e gustosa salsiccia e polenta o uno spezzatino di cervo con polenta come secondi. E per concludere in dolcezza il pranzo, prima di ripartire, un assaggio della crostata di mele.
Rifugio Burz
Si trova all’interno del circuito di Sellaronda, conosciuto come “il giro dei quattro passi”, il rifugio Burz, ad Arabba, rispecchia pienamente l’architettura tipica delle montagne con un twist contemporaneo. Le solide travi in legno, infatti, vengono esaltate dalle ampie vetrate che si aprono al paesaggio. All’interno una sfilata di tavoli allineati, sedute elegantemente arricchite da soffici cuscini e un camino verticale creano l’ambiente ideale per recuperare le energie. Fuori un curato solarium, che disegna i confini della pista, invita ad accomodarsi e a rilassarsi sotto la luce del sole, sorseggiando, comodamente su lunghe panche in legno, uno spritz, un tè caldo, oppure degustando uno dei piatti che la cucina propone. Il menu, infatti, reinterpreta in chiave moderna i piatti della tradizione, senza tuttavia, modificarne l’essenza. Ecco, quindi, serviti gli spatzel verdi con speck e fingerli, oppure i tortelli rustici di farro ripieni al capriolo con burro fuso, salvia e cream di acciughe. L’iconico Piatto Burz con salsiccia, gulasch, polenta casereccia, formaggio alla piastra e funghi è un incoraggiamento alla convivialità. Il consiglio è quello di non lasciare il rifugio prima di aver provato il Germknodel, il dolce tipico della cucina bavarese.
Rifugio Averau
A Colle Santa Lucia, questo è un luogo che combina la storia dell’alpinismo locale a quella dell’ospitalità tipicamente ampezzana. Il Rifugio che prende il nome dal cima che lo governa, appartiene alla storia della famiglia Siorpaes, un cognome questo conosciuto nel mondo dell’alpinismo. Santo Siorpaes, infatti, è ancora oggi ricordato per aver conquistato nel 1800 numerose vette, fra cui appunto quella del Monte Averau. Gli anni sono passati, ma l’amore dei posteri per l’alpinismo e la buona cucina non sono mutati.
Oggi, infatti, è una meta ambita sia dagli amanti della neve, sia da appassionati escursionisti, che d’estate fanno capolino al rifugio per trovare un po’ di ristoro. Ogni “reparto” qui ha il suo responsabile. C’é Matteo, lo chef, che delizia e si prende cura dei suoi ospiti con le sue gustose ricette, fra cui, da provare, i Cappelli d’Alpino ripieni di formaggio e noci con pomodoro e timo. Al bar, invece, Margot serve un ottimo Hugo, il celebre cocktail-aperitivo, con prosecco, sambuco, seltz menta e lime, che accompagna pietanze sfiziose, da condividere come il tagliere della casa con strudel salato, crostini con lardo, carpaccio di cervo marinato. Centro di ritrovo del locale, è sicuramente la terrazza a cielo aperto che offre una vista mozzafiato sulle dolomiti. Qui, infatti, i proprietari hanno allestito uno “Stammisch”, ossia un tavolo rotondo dal cui cuore sboccia un camino verticale.
Ristorante Da Aurelio al Passo Giau
Situato a 2175 metri di quota, in uno dei passi dolomiti più panoramici della zona, il ristorante Da Aurelio, a conduzione familiare, da cinquant’anni, prima con il signor Aurelio che proponeva una cucina classica, poi con Luigi, il figlio oggi chef, accoglie i suoi ospiti provenienti da ogni parte del mondo. A differenza del padre, Luigi ha portato innovazione e molta ricerca al menu interpretando con creatività e personalità la cucina alpina. Ad arricchire i suoi piatti sono spesso presenti erbe selvatiche e fiori edibili che crescono sulle praterie del Passo. Oltre al menu di degustazione, quello a la carte esibisce vere e proprie specialità fra cui il cappuccino di patate e porcini, fingerli e tartufo nero come antipasto, ai gnocchi di rapa rossa, spuma di broccoli e crumble di formaggio, come primo, per passare poi allo scamoncino di vitello alla senape con crema di pastinaca e cavolo nere. Portate che vengono ancor meglio apprezzate se consumate nella terrazza che si apre alle cime del Gusela, dell’Averau, Marmolada e Sella.
Rifugio Pomedes
Nel cuore delle Tofane, a 2200 metri di altitudine, il Rifugio Pomedes, Cortina d’Ampezzo, è un vero e proprio paradiso dell’ospitalità. Il rifugio, infatti, mette a disposizione alcune camere arredate in legno che offrono una vista sul Palmo, Croda da Lago e Lastroni di Fromin. La cucina offerta omaggia i valori della tradizione ampezzana che spaziano dai casunziei alle rape rosse, canederli di speck, saccottini alle erbe di montagna, carrè di maiale affumicato, goulash di manzo e gli immancabili taglieri di salumi e formaggi tirolesi. Il tutto da gustare sia all’interno, sia sulla terrazza panoramica.